Lun. – sab. 10.00 -19.00, Dom. e festivi chiuso
Back to all Post

“L’Altra Metà del Cielo. L’Universo è Donna” A New Art Exhibition. 14 Marzo 2025.

 

Siamo lieti di comunicarvi che il giorno 14 marzo 2025, alle ore 18,00 si terrà il Vernissage della Mostra Pittorica organizzata dal Doppio Creativo presso lo Studio d’Arte di Via dei Banchi Vecchi 10, dal titolo:

“L’altra metà del Cielo. L’Universo è Donna”

Le opere saranno esposte e potranno essere visionate nei seguenti giorni ed orari:

Sabato 15 Marzo 2025:

11.00/19.00

Domenica 16 Marzo:

Chiuso a causa della Maratona di Roma.

Lunedì 17 marzo 2025:

11.00/17.00

Martedì 18 marzo 2025:

14.00/16.00

Mercoledì 19 Marzo 2025:

14.00/17.00

Giovedì 20 Marzo 2025:

11.00/16.00

Ingresso libero.

Il primo Premio Ex Aequo a Loredana Consoli (sx) e Irene Campinosi (dx) La maestra di Pittura Cristina Sozio ed il Maestro di violino Giuseppe Leoni.

Commento alle opere a cura della Dott.ssa Chiara Smeraldi. Critica e Storica dell’Arte.

Carla Busato Barbaglio olio ed acquarello su tela cm. 60×80 “Donna Vita Libertà”.

Una folla di donne popola la tela: donne del passato, del presente e bambini del futuro, come in un augurio generazionale. “Donna”, “vita” e “libertà” i manifesti che spiccano ai nostri occhi, in un insieme vivace di volti che man mano si amalgamano nella folla. Dalla destra una donna con un bimbo in braccio sembra come fuoriuscire da una nube grigia, da un passato lontano che è forse richiamato dalle sue vesti, e si protrae verso il futuro, verso i diritti così fortemente rivendicate dalle giovani nella manifestazione. La composizione ha un chiaro messaggio ideologico, ben veicolato anche dalle scarpe rosse in primo piano, un paio di ballerine, dei tacchi, uno stivale e una sneaker che sembrano quasi riflettere i diversi caratteri ed età femminili. La composizione è affollata ma non angusta, ed emerge chiaro il tentativo prospettico. Guardando la tela sembra quasi farsi avanti il celeberrimo “Quarto stato” di Giuseppe Pelizza da Volpedo: una coraggiosa composizione realizzata agli inizi del XX secolo che condivide con il quadro realizzato da Carla Busato Barbaglio la forte denuncia sociale.

Domenico Camaioni stampa su forex cm. 60×80 da originale collage, gouache, acrilico, marker “Multitasking woman”.

Come i più famosi pittori astrattisti tralasciavano la realtà mimetica per concentrarsi su quella interiore, intima e spirituale, così Domenico ci porta all’interno della vita multitasking di una donna, resa dall’incrocio di diverse superfici. Molto ben riuscita la sovrapposizione di piani, tra il figurato e le forme geometriche, il tutto arricchito da una gamma cromatica brillante. Nell’incontro delle diverse superficie si disvelano mondi possibili, tra francobolli, macchine da scrivere e ingranaggi. Proprio nell’incontro/scontro tra queste superfici emerge l’abilità disegnativa dell’autore, che ha reso con cura e precisione la stampa utilizzando diverse tecniche.

Domenico Camaioni stampa su forex cm. 60×80 da originale collage, gouache, acrilico, marker “Woman is Queen ?”.

La donna diviene effettivamente regina in questa seconda stampa di Domenico Camaioni. Se nella precedente l’artista aveva sottolineato l’abilità multitasking femminile, qui emerge un ritratto più iconico, in cui viene ripresa la regina con cui abbiamo tutti molta familiarità: le regine dei diversi semi delle carte francesi che spesso sono passate nelle mani dello spettatore. Le regine sono immerse in un rombo variopinto che si staglia su uno sfondo neutro. Anche in questa composizione emerge la precisione dell’artista e la sua predilezione per geometrie chiare, nitide ben esaltate da colori vibranti.

Walter Polese olio su tavola cm. 30×40 “Annunciata” omaggio ad Antonello da Messina.

Nell’immaginario “donna” Walter Polese presenta forse la figura femminile per eccellenza: Maria. Un richiamo quasi familiare emerge da questa figura, di cui forse tutti conosciamo l’originale del mirabile pittore siciliano Antonello da Messina. La resa pittorica è notevole, già a partire dalla scelta della tavola come supporto, un richiamo forse all’originale. Eppure, nel nostro ipotetico immaginario di “Madonne” l’annunciata di Antonello è forse quella meno materna. Ci racconta una Maria che ancora non era consapevole di essere madre, presentata proprio nel momento in cui l’arcangelo la disturba per annunciarle il messaggio divino. Ma lei sembra quasi infastidita, interrotta dalla sua lettura, e con la mano fa cenno di aspettare. Ma a chi? All’arcangelo? A noi? È forse questo il segreto dietro quest’immagine così famosa, ormai quasi iconica: la capacità di coinvolgere lo spettatore in un interrogativo ancora valido. L’artista è stato in grado di mantenere questa tensione voluta da Antonello, con una pennellata consapevole e ben condotta con cui ha plasmato le superfici del leggio e del manto azzurro.

Giusi Lastoria Dittico opera n. 2 olio su tela cm. 40×50 “Radici ed Ali”.

Una pennellata ricca e densa non solo di colore ma anche di emozioni plasma le due schiene dei bambini. Quello che ci è presentato è un momento rubato alla quotidianità e carico allo stesso tempo di intimità. Non vediamo i volti o le espressioni, ma poco conta nella resa di questa composizione. La donna è qui percepibile nello sguardo di una madre verso i propri figli, presente ma non invadente, che lascia ai bambini uno spazio solo loro. La tela è ben animata da tocchi di colore, dietro i quali riusciamo a scorgere il movimento della pennellata. Le sfumature di blu che muovono il mare aggiungono inoltre un senso di profondità spaziale alla tela, ulteriormente definito dal cielo color ghiaccio.

Giusi Lastoria olio su tela cm. 40×50 dittico n. 1 “Radici ed Ali”.

Una donna osserva un bimbo avvolto in bianche fasce: la maternità è un tema intimo per ogni donna. In questo caso il titolo “mia madre ed io” ci suggerisce ulteriormente la dimensione familiare della tela. La composizione è semplice, veri protagonisti sono a mio avviso i pigmenti: carichi, vibranti e profondi. Infatti, il blu petrolio dello sfondo e il rosso animato da sfumature aranciate della chioma animano la superficie della tela. La pennellata è energica, specialmente nella resa dei capelli e della veste, e aggiunge una interessante consistenza al quadro.

Chiara Galas olio ed acrilico su tela cm. 80×80 “Donna fragile opulenta”.

Un volto appena accennato, delle parole e blocchi di colore plasmano la superficie della tela in un complesso armonioso tra le diverse consistenze. A partire dal grigio del fondo, la tela è arricchita da frasi che parlano di amore, di donna, di fragilità e si uniscono al delicato volto in un sodalizio tra parole e immagine che aveva già stimolato la riflessione degli umanisti e dei letterati a partire dal XIV secolo (tale dibattito era definito ut pictura poesis). Cosa veicola meglio le emozioni e l’animo dell’autore? La parola o l’immagine dipinta? In questo caso poco conta, dato che le due dimensioni trovano nella tela una pacifica convivenza che anzi accresce il fascino di entrambe. Gli occhi appena contornati che ricordano i volti di Modigliani donano un’eleganza alla superficie che è riscontrabile anche nel corsivo della grafia. Ben pensato e riuscito anche l’accostamento di colori, specialmente nel blu e nel giallo in primo piano che amplificano la luminosità della superficie, altrimenti animata da una scala di grigi e neri.

Chiara Galas olio e foglia rame su tela cm. 50×70 “Mneme”.

Una elegantissima schiena si staglia protagonista sulla superficie della tela. L’autrice dimostra di sapersi muovere agilmente tra stili diversi, dalla precedente composizione di vena più moderna all’anatomia femminile qui presentata. La scioltezza della pennellata è ravvisabile nei contorni sfuggenti, non marcati, del corpo e del panneggio ma ancora di più nella capigliatura, così mossa e quasi evanescente. La scelta della gamma cromatica denota inoltre una consapevolezza dei sotto toni freddi, tra il bluastro e il verde, che plasmano il nostro incarnato. Come in un esercizio d’accademia, la figura è colta appieno nel suo movimento, dalla piega della schiena fino a quelle del collo. L’elemento tecnico non è da sottovalutare: oltre alla resa del corpo e alla scelta della gamma cromatica, l’utilizzo della foglia rame accresce l’armonia e l’eleganza della composizione, donando una particolare luminosità. Tra luce, riflesso e ombre la composizione è riuscita appieno.

Daniela Cavallo olio su tela cm. 40×50 “Martina”.

 Come un quadro POP alla Roy Lichtentein i colori animano e vivificato la superficie. Sullo sfondo giallo accesso i contorni della figura risaltano ulteriormente, donando una ulteriore definizione. La resa è schematica, priva di ombre o sfumature, ma densa allo stesso tempo di vivacità. I contorni neri definiscono l’espressione del viso come anche la chioma di capelli, in u ritratto sintetico ma vibrante.

Elisa Carlotta Salvati olio su tela cm. 60×60 “La Cura. Madre Terra”.

Una divinità, una figura dei boschi, un’allegoria della madre terra emerge da uno sfondo scuro, sfumato e illuminato da pennellate più chiare. Il fondo scuro non risulta piatto, ma anzi la sua profondità è ben delineata dalle pennellate. La figura ci guarda intensamente con degli occhi brillanti. Notevole è la resa degli innumerevoli dettagli: la leggerezza del piumato, la ricchezza delle foglie, i becchi dei due piccoli uccellini sul copricapo della Madre Terra, il piccolo ranocchio che spunta sulla sua spalla. Ben reso inoltre è il gioco di ombre: nonostante la composizione sia un primo piano su un volto, che non lascia posto al contesto spaziale, il dipinto ha una sua profondità, animata dal gioco di luce e ombra che definisce il volto della Madre Terra. La fecondità, il calore sia materno che della terra è ben espresso da questa figura antica quanto la saturnia tellus.

Giovanna Lombardi olio e porporina su tela cm. 60×90 “Oscurità”.

Un’immagine forte emerge da questo fondo scuro: le grinfie di una bestia che sfiorano il corpo di una giovane. L’oscurità è forse proprio in questo contatto che sembra intimidire la ragazza, che allo stesso tempo si sporge per afferrare la rosa offertale. Il volto è livido, come lo sfondo in cui la figura è immersa: il messaggio è chiaro, e ci racconta una dura realtà ancora oggi troppo quotidiana. La resa delle ombre e dell’incarnato è ben realizzata mentre la consistenza della porporina anima la superficie cupa.

Irene Campominosi olio su tela cm. 40×60 “l’altra meta del cielo”.

Poesia sul retro: L’altra metà del cielo è tutto ciò che non ci sforziamo di vedere. È il riflesso cui non siamo abituati, è il punto di vista dell’altro, fuori dalla nostra zona di comodo. La Gran Dama (Venezia) cresce e respira nell’acqua e si specchia nel cielo. L’universo può essere donna solo se siamo capaci di rispecchiarci e comprendere anche l’altra metà del cielo; altrimenti non esiste universo e non esiste la Donna, non esiste vita. La gran dama, Venezia, si specchia nelle sue stesse acque, dalle quali nasce un altro universo, un altro punto di vista, un altro mondo. Le parole sul retro ci aiutano a comprendere l’importanza del rispecchiamento che avviene nella superficie pittorica, in cui il riflesso della città si fonde con l’acqua e il cielo. La tela è animata da un cielo denso di sfumature rossastre, quasi apocalittico, su cui si staglia un elegante profilo di città. Pensando all’importanza riconosciuta al riflesso, è interessante come in fin dei conti nella superficie pittorica la città in sé occupi solo uno spazio marginale: è il movimento dell’acqua e dei mondi che da essa originano che diviene protagonista, e cioè proprio l’altra metà del cielo. Con la sua pennellata fluida l’autrice è riuscita a rendere la morbidezza, l’evanescenza e soprattutto la qualità cangiante delle nuvole che animano il cielo.

Irene Campominosi olio su tela cm. 60×60 “donna universo omaggio a Margherita Hack”.

Se la donna è effettivamente un universo chi meglio di Margherita Hack potrebbe simboleggiarlo? Un omaggio potente alla studiosa che di questi universi tanto si era interessata. Esteticamente interessante la scelta del bianco e nero, che ben risalta il volto, la pelle e le mani della Hack, che ci raccontano tutta una vita. La resa del volto è ben riuscita non solo nella precisione fisiognomica ma che nella restituzione di quella scintilla di curiosità che sembra animare i suoi occhi qui dipinti, vivificati da una punta di chiaro.

Miriam Garavagno olio su tela cm. 40×50 da Nicholas Roerich “La madre del mondo”.

L’Autrice ha fedelmente riproposto l’opera di Roerich, preservandone la ricchezza dei colori. Il femminile qui inteso come madre del mondo campeggia al centro della composizione: una visione a cui si inchinano fedelmente i personaggi nella parte più bassa della tela. Notevole è l’abilità compositiva e imitativa nella resa dell’opera, che preserva la componente mistica, quasi iniziatica, di quello che sembrerebbe un culto della madre del mondo e della sua abilità creativa: la dimensione più feconda della femminilità.

Loredana Consoli “Maria.(Yawanawa’)” olio su tela cm. 50×70.

Una femminilità ancora acerba e giovanile è protagonista della tela: una giovane ragazza con una brocca in mano. La composizione è ben riuscita: su uno sfondo color crema ben risalta la folta chioma della ragazza. Il suo volto sembra concentrato, la mente altrove. Il quadro ci presenta una realtà femminile forse distante per noi, come testimonia la pittura sul corpo e il gonnellino di paglia appena accennato. La conoscenza dell’altro, dell’altra metà del cielo è il messaggio che per me emerge da questa tela, in grado di avvicinarci ad una dimensione diversa da quella a cui siamo abituati. L’atmosfera è resa in maniera intima e raccolta. La scelta cromatica, con un generale sottotono caldo, veicola il calore della rappresentazione.

Loredana Consoli “Alma” olio su tela cm. 50×60.

Una figura assorta si pone protagonista della tela, con lo sguardo lontano. Particolare e notevole il fondo dorato: dalla pennellata leggera traspare un fondo rossastro che ricorda l’effetto della foglia dorata sull’argilla rossa, che sembra così riproporre il preziosismo delle tavole dorate gotiche. La resa dell’incarnato è ricca e attenta ai sotto toni della pelle, dalle sfumature più rosate a quelle più bluastre. Una folta chioma avvolge il corpo della donna ed è abilmente illuminata da ciocche dorate. Lo spiccato preziosismo e il tono freddo richiamano i corpi delle donne di Klimt, delle quali l’artista ha forse colto anche la malinconia percepibile nel volto della donna.

Valentina Graziani olio su tela cm. 50×70 “Margherita”.

Morbidezza e brillantezza emergono sulla tela e si stagliano su un fondo scuro. Margherita sembra richiamare la primavera e la fertilità ben rievocate dalle farfalle che sono liberate dalla veste. Un omaggio alla maternità e alla figlia che margherita sarà, emerge con affetto dalla tela. Il grembo femminile è quasi impreziosito dalla stoffa cangiante, a tratti verdastra e rossastra. Notevole è il gioco di ombre, di equilibrio tra toni chiari e scuri che non anima solo il fondale della composizione ma vivifica anche il volto della donna, che sembra aver appena schiuso le labbra per comunicarci qualcosa.

Francesca d’Angelo olio su tela cm. 60×90 “Vita”.

Uno squarcio di vita e maternità diverso dal panorama italiano. Anche qui emerge forte l’altra metà cielo, o meglio l’altra parte di mondo e di dimensione materna. Le due figure camminano sulle calde dune del deserto, una madre che tiene la mano alla figlia. Una scena che ci racconta la realtà materna in luoghi dove l’acqua è un lusso, forse proprio quello trasportato dalle figure sul capo. La resa delle taniche metalliche e scintillanti dona preziosità alla composizione e si pone quasi come un miraggio nell’arido deserto. Con il suo pennello l’autore è stato in grado di rendere le diverse consistenze, dal morbido velo che copre la figura materna alla granulosità della sabbia.

Roberta Testoni olio su tela cm. 60×80 “La forza”.

L’atmosfera della tela è cupa, plumbea, densa di tonalità fredde e scure. La forza è forse proprio negli occhi della donna, che ci guarda intensamente mentre accovacciata si copre il corpo e il volto. La punta di bianco nella pupilla ricorda forse la scintilla che alimenta quella forza. Il nero sembra il colore protagonista, che delinea in maniera definita il contorno del corpo e del viso. Non è chiaro se la donna sia impaurita, ma il suo sguardo penetrante ci chiama in questione. La composizione è essenziale ma potente e questa oscurità che avvolge la figura ci racconta che la forza è nella donna stessa.

Liliana Di Camillo cm. 40×50 olio su tela “Reverse”.

La scelta compositiva e l’idea è molto interessante: una parte della superficie si trova fuori posto, forse alla ricerca del proprio ruolo nel quadro. Sorge spontaneo un interrogativo: sta tornando al suo posto oppure se ne sta distaccando? Il volto della donna è animato da un’ombreggiatura ben eseguita, che dona profondità all’incarnato. Lo sguardo sembra scrutare qualcosa in lontananza. La chiave illusionistica sottintende forse un messaggio che risuona in tutte noi donne, la ricerca del proprio ruolo e, forse, il distacco necessario dalla zona di comfort che l’indagine stessa richiede. Oppure, il ritorno al punto sicuro, una scelta. La tela appare densa di significati possibili.

Liliana Di Camillo cm. 40×50 olio su tela “Ed ecco il Cielo!”.

La maternità è forse l’altra metà del cielo di una donna, quell’esperienza di vita che le viene raccontata fin da quando è giovane, come se fosse una sua parte necessariamente identitaria. Se questo non è il destino di ogni donna, l’esperienza materna rimane comunque una componente del mondo femminile e questo è ravvisabile nella dolcezza del volto della donna, che abbraccia il neonato con amore. Un abbraccio che ci trasmette serenità è stato cristallizzato dall’autrice in un’atmosfera candida e chiara. La pennellata è leggera, ariosa e a tratti evanescente.

Liliana Di Camillo cm. 40×60 olio su tela “Ritratto di Tamara de Lempicka”.

L’altra metà del cielo racchiude anche l’universo di pittrici femminili che in questi ultimi anni sono state oggetto di una nuova attenzione. In un genere come la pittura in cui l’artista è stato per antonomasia uomo, troppo spesso e facilmente sono state messe da parte artiste donne. Tamara de Lempicka è qui presentata nella sua eleganza, che traspare dalle sue pitture déco. Come la donna è spesso protagonista dei suoi dipinti, qui la protagonista diventa la pittrice stessa. La realizzazione delle ombre è ben riuscita, ed anima il corpo di Tamara, dallo sterno al collo. Nella generale atmosfera scura, dominata da una scala di grigi, di blu e di nero, il dettaglio del rosso delle labbra spicca e anima il volto della donna.

Riccardo Riservato From Live set “Milo Manara” Art Model Elena Marcon. Canon 1200D. Stampa su Forex.

Molto ben riuscita la composizione: a partire da uno sfondo nero e omogeneo la superficie è ben animata dal piano riflesso dello specchio che si incontra con la realtà. Il mito che dà origine alla pittura, e cioè Narciso che si vede riflesso nell’acqua, sembra essere qui rievocato nel rispecchiamento della modella. La composizione è semplice, con pochi elementi, ma efficace e luminosa: dal chiarore della pelle alla superficie riflessa una luce illumina e definisce i diversi piani del volto e del corpo ben risaltato dal fondo nero.

Marco Rosi 2024 Iphone Afghanistan “Bamyan”.

Lo scatto rappresenta una parte di universo femminile divenuto quasi iconico nel mondo della fotografia: la composizione ricorda infatti la famigerata “Ragazza Afgana” di Steve McCurry (1984). Forse è proprio la tradizione millenaria di questo paese dal fascino orientale che emerge dagli occhi della bambina. Sembrano occhi curiosi, vispi, animati da un verde cristallino e chiaro, che richiama il colore del velo. La morbidezza del volto, le guance rosate e paffute di infanzia contrastano con la ruvidità dello sfondo rupestre, che ci ricorda l’aridità degli altopiani afgani. La luce proveniente da sinistra crea inoltre un gioco di ombre che dona una maggiore profondità al volto della bambina. La composizione è semplice e permette alla ragazza di emergere appieno dallo sfondo.

Patrizia Bucchi olio su tela cm. 50×60 “Consapevolezza”.

Ciò che spicca maggiormente guardando la tela sono i colori: brillanti, accesi, densi. La pennellata è a tratti veloce e vigorosa, richiamando quasi le macchie cromatiche tanto apprezzate dai pittori ottocenteschi. Il corpo della figura femminile è appena accennato, definito da un tratto nero che delimita i contorni della figura. Se il corpo è dunque appena abbozzato, il volto è invece il punto su cui l’autrice sembra essersi soffermata di più: gli occhi sono profondi e attribuiscono un magnetismo a questa figura appena delineata. L’espressività femminile è ben resa non solo dallo sguardo, ma anche dalla bocca appena socchiusa e dalle sopracciglia.

Patrizia Bucchi olio su tela cm. 50×60 “Riflessione”.

Anche in questa tela ritroviamo lo sguardo magnetico che sembra quasi una cifra espressiva della sua autrice: gli occhi penetranti, color ghiaccio sono ben definiti e richiamano la composizione precedente. In questo caso lo sfondo è più omogeneo, dominato da una distesa luminosa di oro sulla quale compaiono chiazze di colore evanescenti come nubi. Da questa superficie emerge il volto della figura femminile. Anche i suoi capelli rossastri sembrano contaminati dallo sfondo oro della composizione, denotando un generale preziosismo. Il volto è ben animato da ombre che ne definiscono una tridimensionalità, donando ulteriore vita alla figura che sembra in procinto di dirci qualcosa.

Paolo Delfino olio su tela cm. 40×40 “Specchio delle mie brame”.

La composizione traduce in pittura la fotografia realizzata da Riccardo Riservato, ma mantenendo una definita cifra stilistica. Lo sfondo scuro della fotografia si trasforma in questo caso in un intenso blu petrolio che, ravvivato da dei tocchi di rosso terracotta, invade anche il corpo della ragazza il cui incarnato si tinge di tinte bluastre. Lo specchio rimane l’elemento focale della composizione, il cui riflesso ci racconta per antonomasia la presenza di molteplici mondi possibili. In questo caso il riflesso dello specchio si fa scuro, quasi l’opposto della rifrazione della luce che viene generalmente ricondotta alla superficie specchiata, e ci restituisce il volto della donna. L’autore è stato ben in grado di restituirne l’espressività, connotata dalle labbra corrucciate.

Anna Cavallo olio e foglia oro su tela cm. 60×60 “Trasformazione dorata”.

L’altra metà dell’universo, tema della mostra, è qui condensata da questo volto femminile racchiuso in un cerchio, che richiama quasi la forma di un pianeta. La donna si fa qui effettivamente un universo e un pianeta altro, immerso nel profondo blu. Nella composizione emerge un chiaro preziosismo: in questo mare di blu spicca la componente dorata dell’opera che dà corpo al volto della donna. La figura femminile preserva la luminosità del sole assieme alla malinconia della luna, leggibile negli occhi distanti, quasi stanchi. Ad implementare il preziosismo della composizione sono presenti, inoltre, linee dorate: i satelliti del pianeta? I suoi anelli? Stelle cadenti che gli sfrecciano davanti?

Cristina De Meo olio e foglia oro cm. 50×100 “To return to innocence. Stardust, sogno dorato”.

La figura femminile protagonista della tela è seduta elegantemente, immersa in una dimensione dorata. “Il ritorno all’innocenza” recita il titolo, un’innocenza ben resa dal candore del corpo, pallido e lunare. L’utilizzo della foglia dorata e la folta chioma rossa richiamano le preziose composizioni del pittore della secessione viennese Gustav Klimt, le cui figure femminili presentavano anche lo stesso chiaro incarnato. L’atmosfera appare solenne, la figura colta come in contemplazione della luna che le illumina il corpo: la notte ricorda infatti un processo di rinascita, di ridefinizione, appunto un “ritorno all’innocenza”. La composizione appare semplice ma ben pensata, nello specifico il corpo femminile è naturale, l’anatomia è ben resa e il profilo è dolcemente delineato.

Giuseppe Orso olio su tela cm. 50×70 “La grande attesa”.

La composizione richiama la dimensione onirica di alcuni dipinti espressionisti, in cui tutto appare possibile. Lo sfondo è diffuso, dolcemente illuminato da stelle oppure soli che emanano una luce diramata, il cui riflesso crea figure movimentate sulle superficie cangiante dell’acqua. Una figura femminile in primo piano si sbraccia, quasi come in un passo di danza, il cui movimento è ben esaltato da una veste a metà tra il rosso e l’arancione. In questo slancio anche la folta chioma sembra seguire il corpo della donna, che si tuffa verso un atollo su cui compare una figura maschile a braccia aperte. La grande attesa è forse proprio quella dell’incontro tra i due, entrambi colti in uno slancio. La composizione appare densa di emozione, tanto che lo stesso paesaggio sembra plasmarsi attorno alle spinte emotive dei personaggi stessi, come ad incorniciare dolcemente questo atteso incontro.

Shawn Towne acrilico su tela cm. 60×120 “Le Donne della mia famiglia”.

Un intimo senso di famiglia pervade la composizione in cui le figure femminili sono colte di spalle. Le tre donne e la bambina ci raccontano un affetto generazionale, da cui sorge o verso cui si rivolgono le farfalle: come se dall’amore che unisce madre e figlia nelle generazioni possa nascere questo spettacolo variopinto. La composizione appare ben equilibrata e anche le cromie si rilanciano a vicenda in una generale atmosfera luminosa.

L’ultima Edizione “Memories”

L'Organizzatrice dell'Evento e Maestra di Pittura Cristina Sozio
La Nostra Galleria Espositiva di Via dei Banchi Vecchi 10 in Roma
Le Vincitrici del 1^ Premio Elisa e Carla
Il Presidente della Giuria Prof. Aldo Serafinelli.
Il Nostro inimitabile Violinista Giuseppe Leoni.
Il nostro Pianista il Maestro Claudio Cristilli
Il Doppio Creativo di Cristina Sozio © 2025
All Rights Reserved.

P.iva: 08298781009
Privacy Policy | Cookie Policy